Xue Xinran, scrittrice cinese, da anni impegnata nella lotta per i diritti delle donne e dei bambini cinesi, giornalista di “The Guardian”, conduttrice radiofonica e volontaria da molti anni per Mothers’ Bridge of Love, ha chiuso con grande intensità gli incontri letterari di Taobuk 2013, presentando il suo “Le testimoni silenziose”, a intervistarla la giornalista Maria Lombardo. Il saggio di Xinran raccoglie le testimonianze di una ventina di persone per lo più donne settantenni, che hanno vissuto sulla propria pelle in gioventù la Rivoluzione culturale di Mao. Xinran grazie al suo tatto è riuscita a far breccia nei cuori di alcuni cinesi, ritrosi per carattere, persone che non avrebbero svelato nulla del loro passato, proprio per quel “concetto di colpa per associazione o di responsabilità collettiva” da secoli patrimonio della loro cultura o solo perché molti di loro non sono ancora riusciti a “fuggire l’ombra di un secolo di cieca violenza e oppressione” e a liberarsi dal terrore di essere puniti. L’autrice ha fatto tutto ciò per tramandare la memoria storica della Cina del XX secolo alle nuove generazioni che “si rifiutano di credere che, senza il contributo dei loro nonni e bisnonni, la Cina che si sta modernizzando, non esisterebbe”. Xinran, insieme al marito Toby Eady, ha viaggiato nell’area più povera del paese, tra il fiume Giallo e lo Yangtze, incontrando persone comuni: insegnanti, calzolai, venditori ambulanti, tassisti, contadini, guaritrici, acrobati, cantastorie, fabbricanti di lanterne, che le hanno aperto il loro cuore raccontato le loro vite di sacrificio, di dolore, di abnegazione, di profondo senso del dovere, vite stravolte dalla rivoluzione maoista. Ritratti toccanti come la venditrice di erbe medicinali, che a soli quattro anni perde la madre, è venduta dalla famiglia a un erborista di cui sposa un figlio e diviene ricca grazie alle sue erbe mediche; o i due anziani che dopo una vita di sottomissione alla collettività e allo Stato si sono ritrovati e sposati in tarda età; la contadina costretta, dalle ristrettezze economiche e da una legge barbara sulla pianificazione delle nascite che per anni ha imposto un figlio maschio solo alle famiglie cinesi ad abbandonare la figlia; il bandito che dopo una vita è arrestato, condannato in un campo di lavoro, e le rivela come la Via della sete sia in realtà la strada dei soldi e della criminalità organizzata; il primo capo della guardia personale di Mao Zedong, fondatore dell’Accademia Navale cinese e della flotta sottomarina, che riesce a scampare alle lotte feroci che ci sono tra i collaboratori di Mao giocando con lui a mahjong; la sostenitrice del partito comunista che rimpiange di aver perduto la quotidianità della vita familiare, il rapporto con i figli e il marito. Xinran con le sue interviste scava nel patrimonio, culturale, politico e sociale della Cina rossa, ne viene fuori un paese complicato, ma una testimonianza preziosa anche per noi osservatori occidentali.
Milena Privitera