Taormina. Il sindaco di Taormina, Mario Bolognari, replica alle dichiarazioni di Jenny Gullotta, coordinatrice del gruppo “Stop fuoco & fango” di Taormina, Castelmola e Giardini.
“Considerato che i Comuni sono stati invitati dalla Regione Siciliana ad emanare, per tempo, provvedimenti di prevenzione incendi – aveva scritto Jenny Gullotta in una nota (clicca qui) – non comprendiamo il motivo per cui il Comune di Taormina, in un’ordinanza dello scorso 22 aprile, abbia stabilito come termine ultimo per la ripulitura dei terreni il 30 di questo mese”.
“L’ordinanza – spiega il primo cittadino – non dice che i terreni vanno puliti entro il 30 aprile. Dice che i terreni vanno puliti costantemente. Dal 1° maggio vieta di accendere i fuochi. Basta leggere con attenzione. Gli stessi contradaioli hanno voluto la pulizia dei canali di scolo di Mastrissa e preteso che il Comune portasse via le erbacce tolte con mezzi comunali e non accendendo fuochi. Sappiamo bene che molti incendi sono causati dal mancato controllo dei fuochi accesi per bruciare le sterpaglie provenienti dalla pulizia dei terreni. Non ho problemi a spostare il divieto al 1° giugno, ma mi si dia una spiegazione razionale e responsabile”.
L’ORDINANZA SINDACALE
LA RICHIESTA DELLA COORDINATRICE DEL GRUPPO “STOP FUOCO & FANGO”
La coordinatrice del gruppo “Stop fuoco & fango”, Jenny Gullotta, dopo la replica del sindaco Mario Bolognari che invitava gli interessati a leggere attentamente l’ordinanza, è intervenuta nuovamente sulla questione:
“Si chiede di modificare la data ultima di pulizia dei terreni – scrive Jenny Gullotta nella seconda nota – in quanto i pochi fondi coltivati spesso limitano con fondi abbandonati. Pertanto i proprietari che curano i propri terreni, onde evitare i danni di possibili incendi, devono falciare e ripulire non solo il proprio perimetro del terreno ma anche quello che del vicino che lo ha abbandonato, creando, in ottemperanza alla norma, linee taglia fuoco. Questi lavori non possono essere realizzati entro il 30 aprile in quanto, pur se si considerassero i cambiamenti climatici in atto, il termine imposto sarebbe troppo prematuro: è necessario rispettare i tempi della natura. Infatti se si ripulisse così presto, a luglio il lavoro verrebbe vanificato dalla ricrescita dell’erba che si seccherebbe e, già alta, diventerebbe un rapido innesco per la propagazione di incendi. La richiesta inoltre è motivata da un’attenta conoscenza dei luoghi in quanto, pur avendo altre specializzazioni, il territorio lo si conosce molto bene e si sa anche che non ci si improvvisa contradaioli. Del resto non si fa altro che richiamare tutti alla massima vigilanza, affinché quando si fanno queste pulizie si abbia a portata di mano acqua e mezzi per poter spegnare e prevenire il propagarsi delle fiamme. La pulizia dei terreni, per quei pochi che ancora la praticano, è essenziale come sarebbe altrettanto essenziale che, oltre ad imporre i termini, l’amministrazione provvedesse a multare i proprietari che non puliscono i terreni, in modo tale da non avere incendi devastanti e incontrollati. Si ritiene che anticipare le date non aiuti a prevenire. Del resto gli incendi spesso restano senza colpevoli e le indagini sugli inneschi sono spesso del tutto inesistenti. Manca, pertanto, uno dei più efficaci deterrenti: la repressione del reato. Si precisa che è stato chiesto che venisse tolta l’erba falciata nella strada proprio perché un solo operaio, che non conosce la zona, avrebbe potuto avere serie difficoltà qualora il fuoco fosse diventato incontrollabile. Del resto questi lavori non possono essere fatti in un solo giorno, in quanto l’erba ha bisogno di seccarsi, deve essere raccolta in uno spiazzo e non può essere bruciata né sull’asfalto né a ridosso di strade invase da sterparglie. Unica alternativa sarebbe stata lasciarla a bordo strada, vanificando la ripulitura dei canali di scolo. Si chiede che venga garantito un termine più lungo per lo sfalciamento, naturalmente efficace, intorno al 15 giugno. Purtroppo gli incendi appiccati entro metà giugno difficilmente sono stati causati da chi provvede a pulire i terreni. Trattasi sempre di malintenzionati che nulla hanno a che fare con chi si occupa dei propri fondi e ne garantisce la fruibilità personale e collettiva. Utile sarebbe un progetto di coordinamento tra i Comuni, del quale continua a non farsi cenno”.