Memoria storica, viaggio attraverso un passato non troppo lontano, ma troppo spesso rimosso, che ha segnato la storia d’Italia e, in qualche modo, ha formato un’intera generazione, gli Anni ’70, un periodo di lotte, di conquiste sociali e civili, cui sono seguiti gli Anni ’80, simbolo del consumismo sfrenato, dell’individualismo, del disimpegno e dell’apparenza. “I giorni della Rotonda” di Silvia Ballestra ci fa rivivere quegli anni e ci riporta in tre periodi decisivi della storia d’Italia: 1981, 1983 e 1985, anni che hanno segnato il passaggio fra epoche così differenti, quasi opposte, finivano gli anni di piombo, cessava l’idea che la lotta armata potesse portare cambiamenti, si diffondevano le idee neo-liberiste e il capitalismo sfrenato. Il primo movimento (1981) è un lungo flashback, l’autrice, infatti, a ritroso percorre il decennio precedente l’inizio della storia. Il protagonista di questa prima parte del romanzo è Aldo Sciamanna, un giovane che non vuole fare assolutamente il servizio militare, tanto da farsi una dose di Lsd potentissima il giorno della visita medica e che mentre aspetta il treno per andare in caserma scopre per caso, leggendo il Corriere della Sera, di essere stato arrestato insieme con un gruppo di suoi amici, speranzoso di venire riformato e di dipanare il mistero che lo coinvolge, Aldo ci racconta alcuni dei fatti più salienti accaduti a San Benedetto del Tronto. Aldo rievoca gli anni del massimo fulgore della marineria sambenedettese e delle lotte che i marittimi, sprovvisti del contratto di lavoro, portarono avanti insieme ai giovani di Lotta Continua, che avevano il loro centro politico e di aggregazione nella Rotonda Giorgini. Personaggio chiave di questa lotta, Domenico, marinaio impegnato politicamente, che fa da cerniera fra i giovani che si ritrovano in piazza e i marittimi che assediano il porto. Silvia Ballestra delimita un decennio di conquiste sociali con due precisi momenti storici: l’antivigilia di Natale, 1970, quando il peschereccio Rodi naufraga all’alba davanti al porto di San Benedetto del Tronto e l’intera città si rivolta a causa dei tardivi soccorsi e il 3 agosto 1981, quando Roberto Peci, fratello di Patrizio, primo brigatista pentito, è assassinato per opera di un commando di terroristi, dopo cinquantacinque giorni di prigionia. Il romanzo si snoda poi attraverso il 1983 e il 1985, cambiando totalmente prospettiva, finisce il periodo di militanza politica e d’impegno civile e inizia quello di una tragedia collettiva. La seconda parte del libro (1983), infatti, analizza il dilagare dell’eroina tra i giovani di San Benedetto, metafora dei giovani della provincia d’Italia, a narrare questa tragedia è una giovane quindicenne, Mari, innamorata di Marco, un suo coetaneo in procinto di partire anche lui per il militare. I due giovani, rassegnati, assistono al passaggio della Rotonda da centro “politico” a ricettacolo di “ drogati” e diventano testimoni di una moria di giovani vite stroncate dalla droga, che non risparmia neanche i figli delle famiglie più benestanti della zona. Mari e Marco non sanno cosa vogliono, non sanno cosa fare, non riescono a progettare il loro futuro. La perdita dei riferimenti politici e sociali, il diffondersi dell’eroina, dei fast food, della disco music, dei prodotti usa e getta, della corsa all’avere e all’apparire annullano lo slancio verso un mondo migliore e più giusto che la generazione precedente rivendicava. Nel terzo movimento (1985) l’autrice fa un’indagine personale e coinvolgente di questa degenerazione, in particolar modo, analizza il totale sradicamento dei giovani di San Benedetto, giovani che non hanno più memoria storica, che non si riuniscono neanche più nella Rotonda. Questo è il momento del turismo mordi e fuggi, delle discoteche all’aperto d’estate con le ragazze in vacanza, e la speranza che l’università ti porti via al più presto da una città che ti soffoca. La voce narrate, in queste ultime pagine del romanzo passa dalla terza persona alla seconda, e ci suggerisce attraverso i protagonisti Fabio, Federico, Giovanna, Elsy, come unica via di uscita, la letteratura. Gli adolescenti degli Anni ’80 sono descritti dalla Ballestra come giovani che mancano di prospettive, slanci e ambizioni, di curiosità, interessi per questioni “che non siano strettamente legate ai bisogni primari”. Insomma, l’esatto contrario degli adolescenti del decennio precedente sempre in prima linea, coinvolti in vicende più grandi di loro: la strage di Ustica, quella di Bologna, la guerra fra Iran e Iraq, il terremoto dell’Irpinia, la scoperta del P2, la banda della Magliana, le Br. Le due generazioni hanno però in comune la voglia di fuggire, di partire, di emigrare altrove per studio o per lavoro, prospettiva questa valida purtroppo ancora oggi. “I giorni della Rotonda” è un monito per gli adolescenti di oggi: leggete, leggete, leggete questo è l’unico modo per tramandare memorie, per ristabilire verità giudiziarie, per formarvi una coscienza critica e civile, per poter battere i pugni consapevoli di ciò che altri giovani prima di voi hanno fatto e/o subito, riappropriandovi così del vostro futuro.
Milena Privitera