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I libri sono i compassi, i telescopi, i sestanti e le cartine che altri uomini hanno preparato per aiutarci a navigare nei pericolosi oceani della vita umana”.“Lei è la tua anima, mica un accidente. Se non te ne innamori, non amerai mai niente”. Da qui parte e qui arriva il primo romanzo del giornalista-scrittore Massimo Gramellini: “L’ultima riga delle favole”. L’autore, attraverso un sogno onirico, accompagna il protagonista del suo romanzo, Tomàs, alla scoperta di sè stesso, percorso questo non facile ma possibile. Tomàs, giovane professore, demotivato, infelice, senza speranze, si trascina senza meta, ma alla sua centesima fuga davanti ai veri sentimenti, è proiettato alle Terme dell’Anima, un mondo parallelo dove sono accolti coloro che subiscono la vita e sono convinti di non poterla cambiare. Le Terme dell’Anima sono delle vere e proprie terme fornite di bagni turchi, palestre, ambulatori, vasche di idromassaggio, salotti dove poter bere ogni tipo di tisane e ti aiutano, lavorando sodo, ad ammettere i tuoi limiti, a rivivere il tuo passato, a perdonare te stesso e gli altri, a capire quali sono i tuoi desideri e come realizzarli, a leggere nella tua anima, a trovare i tuoi talenti e ad imparare ad amministrarli, a raggiungere l’amore prima dentro di te e poi insieme a gli altri, insomma, ad auto-psicanalizzarti, trovando solo in te stesso il vero significato della tua vita. Il romanzo di Gramellini fa percorrere a Tomàs e di riflesso a chi legge un cammino di riappacificazione con se stessi, il mondo e gli altri, cammino tortuoso, pericoloso, pieno di metafore che a volte spiazza il lettore nelle sue certezze, altre volte lo aiuta nei suoi dubbi, altre ancora lo infastidisce nel denudare la propria anima. “L’ultima riga delle favole”, insomma, parte esattamente da un punto di vista opposto da quello da cui parte l’uomo contemporaneo, curando la nostra anima si migliora la nostra vita, e non viceversa. Per curare l’anima devi però superare vari livelli di difficoltà e conoscenze ed incontrare un’altra anima che sarà gemella alla tua, solo così potrai giungere a quella fatidica ultima riga delle favole che dice “e vissero felici e contenti”. Con questo gioco virtuale o come molti lo hanno definito con questa favola moderna, Gramellini si propone di dare delle risposte semplici a tre domande che ci ossessionano da sempre: qual è il senso del il dolore (Tomàs ha perso la mamma da piccolo e il padre lo abbandona alle cure di una zia, solo attraverso la rielaborazione di questo dolore che Tomàs rinascerà); esiste davvero la nostra anima gemella (Tomàs fugge sempre dall’amore, quando troverà la parte femminile che c’è in lui, capirà che Arianna è la sua anima gemella); la vita di ogni giorno è migliorabile attraverso i sogni (Tomàs lascia che la vita lo viva, dopo il viaggio simbolico alle Terme scoprirà di possedere tutti gli strumenti per cambiarla e diventarne il protagonista). Il romanzo di Gramellini è arricchito da alcune illustrazioni in bianco e nero di Paolo D’Altan che ci riportano al mondo delle favole della nostra infanzia: Biancaneve (…mi hai salvato… perciò ti salverai…), La Bella addormentata nel bosco (…la strada è sgombra…), la Bella e la Bestia (dovrai perdermi… per ritrovarmi…), Pinocchio (…smetti di rimpiangermi… e mi ritroverai….). In queste favole l’amore è dedizione, gratitudine, come dice l’autore Filos, Eros e Agape. La favola più efficace però è quella di Acaro, bambino affamato di vita, che mangia libri dalla copertina scura, che raccontano tutto il male del mondo, e dalla copertina chiara, che parlano di sogni e di amore. Entrambi importanti poiché i primi t’insegnano ad affrontare la vita e i secondi a viverla. Infine, il romanzo diventa poesia con i raccanti del Cantastorie che seguono la musica di alcune note canzoni di Fabrizio De Andrè (Bocca di Rosa (Nicole) e Il Mezzadro), Il Pescatore (Salvatore), La canzone di Martinella (Il Tedesco). Manuale d’amore, romanzo di educazione sentimentale, racconto dell’anima, ben costruito ma a tratti un po’ troppo ampolloso e di non scorrevole lettura eppure le favole – almeno quelle vere – le leggono anche i bambini.
Milena Privitera