Marcello Sorgi, giornalista editorialista di “La Stampa”, scrittore che ha tratteggiato nei suoi scritti interessanti profili storici, nel suo ultimo romanzo “Le sconfitte non contano”, racconta la storia di suo padre. Nino Sorgi è un giovane “soldato siciliano che, dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, torna a casa dalla Toscana a piedi, attraversando un’Italia distrutta dai bombardamenti”. Giunto a Palermo, Nino si rende subito conto che alcuni ufficiali americani che comandano le truppe occupanti hanno stretto rapporti con la mafia locale. I richiami storici a tale proposito sono tanti e documentati: dal cugino ufficiale del grande boss Lucky Luciano, il cui aiuto fu utile nel rapporto tra il governo americano e quello italiano, alla figura leggendaria del generale Patton, che attende il nulla osta di Don Calogero Vizzini per sbarcare in Sicilia. Nino, giovane avvocato, inizia la sua militanza a sinistra e s’impegna a difendere la parte civile contro i processi di mafia insieme all’allora avvocato Sandro Pertini (su tutti la difesa di Francesca Serio, madre di Turiddu Carnevale, sindacalista ucciso a colpi di lupara, il 16 maggio 1955). Piano, piano Nino si costruisce una vita, si crea una famiglia, diviene protagonista di battaglie intellettuali e artistiche, insieme con alcuni amici come Leonardo Sciascia, Danilo Dolci, Norberto Bobbio, vede nascere la Sellerio, conosce e aiuta Luchino Visconti e Francesco Rosi, nel disbrigo di alcune pratiche per girare i loro capolavori cinematografici girati appunto in Sicilia. La sua casa e il suo studio legale è punto di riferimento per Pompeo Colajanni, Emanuele Macaluso, Ignazio Buttitta, Carlo Levi che un giorno durante un pranzo insegna al piccolo Marcello a disegnare. A metà del libro alcune fotografie in bianco e nero, tra cui quella di Danilo Dolci di Nino e Delia, appena sposati, di nonna Erina e zia Cristina, volti che ci mostrano un’Italia di ieri in lotta per un’Italia di oggi. Bellissima la foto dov’è ritratto Danilo Dolci disteso su un letto come risposta alla morte per fame di un bambino di due anni, intorno a lui Nino Sorgi, Ignazio Buttitta e Carlo Levi. “Le sconfitte non contano” – come scrive lo stesso autore – è la storia di una famiglia borghese siciliana di sinistra “popolata di politici, giornalisti, intellettuali, artisti, poeti e gente del cinema”, ma è anche l’affresco di una Sicilia minoritaria che lotta contro la mafia, le ingiustizie, sempre con grande passione politica e civile. Il dialogo intimistico tra Sorgi padre e Sorgi figlio tratteggia un rapporto profondo e intenso, avviene così il passaggio del testimone: “Le sconfitte non contano, anzi servono egualmente a cambiare le cose, come le idee segnano sempre il solco della Storia. Riconoscerlo è una prova d’intelligenza, non il segno di una resa”. Il romanzo è stato sapientemente presentato di recente da Libreventi e Libreria Mondadori di Taormina da Antonella Ferrara, presidente di Taormina Book Festival e da Rosario Calabrese.
Milena Privitera