Taormina. Due milioni e mezzo di tonnellate di amianto: tanto se ne produce nel mondo. Quantità stratosferica, che produce 100.000 vittime l’anno. Nonostante la fibra cancerogena sia stata messa al bando da moltissimi Paesi europei e mondiali, la produzione non si ferma in alcune grandi potenze industriali. È ad esempio il caso della Russia, tra i maggiori produttori di manufatti realizzati con l’amianto. Il dato proviene dalla conferenza mondiale sull’amianto che si è svolta nei locali dell’Hotel Capo Taormina. I ricercatori dell’Ispesl (Istituto superiore per la prevenzione e la sicurezza del lavoro), partendo da questi numeri, hanno ribadito l’importanza di una strategia comune contro questo cancerogeno: un accordo internazionale che metta al bando definitivamente la produzione e l’esportazione dell’amianto, non solo in Europa, ma anche e soprattutto nel resto del mondo. Sul mercato internazionale sembrerebbe infatti esserci un grande import-export di manufatti e prodotti realizzati con fibre di amianto. “Sul mercato – sottolineano i ricercatori – arrivano prodotti nei quali si riscontrano fibre di amianto. Tutti i Paesi dovrebbero metterlo al bando e si dovrebbero realizzare maggiori controlli per evitare che la sostanza venga veicolata, specialmente in nazioni dove questo cancerogeno è stato messo al bando già da più di dieci anni”. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha stabilito inoltre che tutti i tipi di fibre di amianto sono cancerogeni e allo stato attuale non si può assolutamente parlare di un valore di soglia al di sotto del quale ritenere che l’esposizione a tali fibre non possa causare cancro polmonare o mesotelioma pleurico.
Mauro Romano