Taormina. “Di recente, ed improvvisamente, ai piedi dell’altare centrale del Duomo di Taormina, è apparsa una scultura di altorilievo raffigurante l’Ultima Cena, classica scena da sempre rappresentata in varie versioni figurative da pittori e da scultori di fama e di valore”: a dichiararlo è Franz Buda. “Questa nuova scultura – continua Buda – è opera dal maestro Turi Azzolina, sorta come d’incanto nel suo laboratorio artistico di Villagonia ai piedi del Monte Tauro. Le dimensioni dell’opera sono importanti (cm. 260 x 135) quanto l’impiego della materia argillosa abilmente plasmata dalle mani dell’autore per poi essere affidata all’intenso calore del fuoco. Ma non è tutto qui. Il prodotto artistico prima della sua esposizione è stato trattato e perfezionato con una tecnica che solo l’artista conosce, acquisita nella sua lunga esperienza dell’antico mestiere le cui radici affondano in una atavica tradizione familiare. Una mistica e corale religiosità emerge dal Cenacolo, creato da Turi Azzolina, unitamente alla dinamicità dei apostoli partecipanti al banchetto, pieni di movimento, come fossero in procinto di partire per divulgatrice il Verbo Divino. L’opera, da poco collocata nella Cattedrale di Taormina, accresce notevolmente lo spessore artistico e culturale della Perla dello Jonio, recentemente candidata, assieme a Naxos, a sito di Patrimonio dell’Umanità, riconoscimento che sortirà dai criteri inseriti nella redigendo relazione, curata dalla insediata commissione Unesco. L’Ultima Cena del Duomo merita di essere ancor più apprezzata per l’impiego della umile ed eterna creta, importante materiale utilizzato dalle antiche Genti di Naxos, per la realizzazione di suppellettili ed effigi profane, nonché di figure e le statue sacre, ritrovati reperti archeologici di vera testimonianza storica. Con tale opera il nome del maestro Azzolina può ben aggiungersi all’elenco dell’homo faber che nei secoli ha sempre operato per migliorare il contesto naturale ed ambientale del territorio, diversamente da altri personaggi che invece hanno violato il simposio che qui esiste tra arte e natura, puntando solo alla ricerca del loro profitto. Infine mi meraviglia alquanto il fatto che l’esposizione dell’opera non abbia avuto l’input di una manifestazione culturale, afferente al turismo religioso, un evento che avrebbe sicuramente accresciuto l’immagine della città e del suo comprensorio. Ma tale l’evento, se la Giunta lo volesse, si potrebbe indire e realizzare con successo nel prossimo periodo della Santa Pasqua”.