Taormina. Si chiude con l’auspicio a un’Europa più integrata la prima giornata della conferenza “L’Europa in un mondo post-pandemico. Idee per un dibattito sul futuro dell’Europa nel XXI Secolo” promossa dall’Università di Messina e organizzata da Taobuk – Taormina International Book Festival in collaborazione con il Think Tank Vision, nell’ambito del decennale della kermesse letteraria ideata e diretta da Antonella Ferrara con il sostegno di Regione Sicilia – Assessorato Regionale del Turismo, dello Sport e dello Spettacolo, Assessorato Regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, sotto l’alto patrocinio del Parlamento Europeo e con il contributo del Fondo Sociale Europeo Sicilia.
L’evento, in programma a Taormina e Messina dal 2 al 4 ottobre, vedrà intellettuali, politici, giornalisti e storici internazionali ritrovarsi a discutere i progetti per costruire una nuova Unione, nel tentativo di contribuire al dibattito stimolando uno scambio di idee che ridia forza e consistenza alla prassi politica.
L’aula magna dell’Università di Messina, palcoscenico di questa prima giornata di convegno, svoltasi in collaborazione con Corriere della Sera e moderata da Nicola Saldutti (caporedattore Economia, Corriere della Sera) ha visto oggi la partecipazione di numerosi ospiti. Gli spunti di riflessione emersi, richiamando il tema dell’edizione 2020 del Taobuk Festival, l’entusiasmo, hanno evidenziato le positività insite nel processo di integrazione europea.
Così Stefania Giannini (vicedirettore Unesco ed ex Ministro Istruzione, Università e Ricerca), che nel suo intervento introduttivo ai lavori della conferenza ha sottolineato la centralità dell’istruzione e il ruolo delle università come luogo di formazione di un demos europeo, in linea con i principi fondativi dell’Unione, tra i quali il progetto Erasmus e Horizon 2020.
Tra i risultati raggiunti dall’Unione, Giuliano Amato (giudice costituzionale, ex Primo Ministro, già Vicepresidente della Conferenza sul futuro dell’Europa) ha poi ricordato come, in un momento di particolare crisi come quello seguito alla pandemia da Covid-19, vi sia stato un graduale ma deciso rafforzamento delle istituzioni più propriamente comunitarie, tra le quali la Commissione Europea, con il raggiungimento dell’importante risultato di un nuovo approccio verso un debito comune, obiettivo impensabile fino solo a dieci anni fa.
Amato non ha poi mancato di sottolineare come all’interno del momento di maggiore forza del processo di integrazione europea, il trattato di Maastricht, risiedesse già anche quello di maggiore criticità, cioè la mancanza di una politica fiscale ed estera comune: “Ce lo aveva già detto Febvre, grande storico francese, nelle sue lezioni del 1945, quando diceva di stare attenti agli interessi nazionali: tenetene conto, diceva, perché se non ne tenete sufficientemente conto, la storia si vendicherà. E la storia si è vendicata. Mi sono convinto che il metodo intergovernativo abbia dato troppo spazio agli interessi nazionali”.
È necessario, quindi, ritrovare quell’energia strumentale a dare il via a un salto di qualità all’intero processo di integrazione, che deve essere tuttavia consapevole delle specificità del contesto all’interno del quale si va a realizzare. Ciò può trovare realizzazione nella strutturazione di cluster specifici di integrazione che siano calibrati per lasciare margine d’azione agli interessi nazionali. Degli esempi a riguardo possono essere delle normative europee più elastiche, o che lascino spazio di personalizzazione alle singole legislazioni nazionali.
Gli ha fatto eco Paolo Gentiloni (commissario europeo agli Affari Economici), affermando che “Nella costruzione europea degli ultimi decenni abbiamo avuto alcune contraddizioni: altre cose che sarebbero dovute arrivare insieme alla moneta unica, cioè una politica economica comune, un maggiore coordinamento delle politiche sulla tassazione, un ruolo internazionale dell’euro, ecc.”, riconoscendo poi, con una visione positiva, che “un po’ di entusiasmo, come recita il tema di Taobuk di quest’anno, è tutto sommato giustificato, perché nel corso di questa crisi così drammatica il progetto europeo ha dimostrato di essere più forte di certe divisioni. Al di là dei meriti o demeriti di chi ha lavorato, cioè, si è dimostrato che l’idea europea è più forte delle nostre divisioni, che pure non sono sparite. Con la crisi dovuta al Covid, i valori europei sono usciti bene, mentre i valori dell’identità nazionale degenerati in sovranismo e nazionalismo antieuropeo non se la sono passata bene. Le istituzioni europee sono riuscite a far prevalere un interesse comune, anche sulla base del fatto che i valori che sono alla base del progetto europeo hanno mostrato di poter fare i conti con questa crisi tutto sommato abbastanza bene”. Concludendo poi affermando che “oggi, per molti cittadini, vivere in Europa di fronte a una crisi così difficile può essere considerato un vantaggio”.
Una prospettiva positiva, dunque, per quanto “Le nottate si fanno e talvolta mettono in evidenza i problemi che abbiamo. Siamo reduci – non io direttamente – da una lunga discussione nel Consiglio europeo che ha fatto molta fatica a trovare un punto di mediazione per decidere una cosa apparentemente banale, cioè le sanzioni nei confronti della Bielorussia che erano rese difficili da decidere per l’ostilità di un singolo paese, cioè Cipro, che collegava questa questione a una questione parallela che non c’entrava nulla, i rapporti tra Unione europea e Turchia”.
Sebastien Maillard (direttore Notre Europe, Istituto Jacques Delors), ha poi sottolineato come sia fondamentale andare oltre il semplice mercato comune per riuscire a “conquistare” i cuori e “creare” realmente gli europei perché, come disse Jaques Delors, “Nobodyfalls in love with a common market”. È necessario, quindi, portare al centro del discorso comunitario la questione dell’”educazione europea”, senza la quale sarebbe impossibile creare quel senso di appartenenza, quel “destino comune”, che è elemento fondamentale per la tenuta della coesione sociale e dell’Europa stessa.
Nella sessione pomeridiana, nell’ottica di offrire spunti importanti per il proseguo della discussione, Francesco Grillo, direttore del ThinkTank Vision e direttore scientifico delle sessioni specifiche riguardanti il futuro dell’Europa del festival Taobuk, ha infine discusso insieme a Romano Prodi (ex Presidente del Consiglio ed ex Presidente della Commissione Europea), Mario Nava (Direttore Generale per le riforme strutturali della Commissione Europea) e Cleo Li Calzi (Change Manager, CdA GESAP Aeroporto di Palermo) le “10 idee per il futuro dell’Unione Europea”, paper alla base dei tre giorni di conferenza, nonché risultato di una fruttuosa interazione di diverse professionalità che intende dare inizio a quello che è e dovrà essere un dibattito fondamentale nella costruzione di un’Europa più forte e più integrata.
Grillo ha così sottolineato come sia fondamentale, per impedire il lento processo di marginalizzazione dell’Europa all’interno del panorama geopolitico internazionale, un mutamento sostanziale di paradigma, un cambio nelle modalità attraverso le quali l’Europa si organizza, socialmente e politicamente. Un ripensamento radicale in grado di portare istituzioni pensate per il XIX e XX Secolo, nel XXI Secolo. Sulla stessa linea l’intervento di Romano Prodi, che ha evidenziato le mancanze delle politiche dell’Unione Europea, in special modo del patto di stabilità: “Non ci voleva un genio per dire che il patto di stabilità era stupido, Mi sono ricordato del primo esame di economia politica, quando ero matricola. Tutti ci hanno insegnato a scuola che c’erano anni in cui ci voleva un grande deficit e anni in cui ci voleva un surplus, e questo doveva aggiustare l’economia. Quando ho detto questo mi era venuto naturale, ma è successo l’ira di Dio. Ma le ultime le ultime decisioni sul grande deficit dell’Europa e dei singoli paesi, non sono la dimostrazione concreta che il patto di stabilità è stupido? Perché non è adottabile nelle situazioni in cui ci siamo trovati”.
Prodi ha però continuato mostrando la grande capacità dell’Unione, nel momento di massima difficoltà, di generare strumenti in grado di garantire non solo la sua stessa sopravvivenza, ma un nuovo futuro. Il Next Generation Europe dovrebbe quindi essere più di uno strumento quantitativo, per diventare uno “strumento strategico” per il riassetto industriale, in grado, quindi, di dare il via a un circolo virtuoso positivo per le istituzioni europee e per i suoi cittadini.
La seconda giornata di conferenza, svoltasi a Taormina sabato 3 ottobre, si è aperta con gli interventi di Jeffrey Archer, XueXinran e Matthew Caruana Galizia, che hanno accompagnato il pubblico nella prima sessione plenaria sul tema “L’Europa come progetto fondato su valori comuni”. Differenti sono state le prospettive da cui è stato affrontato il dibattito sul significato dei valori europei: Jeffrey Archer (Barone Archer di Weston-super-Mare, già candidato sindaco di Londra e membro del Parlamento Europeo, per 25 anni deputato alla Camera dei Lord), dopo aver ribadito la gravissima frattura interna che ha vissuto il popolo inglese con il referendum sulla Brexit, ha sottolineato la necessità dei paesi di oggi di garantire, anche e soprattutto ai migranti, oggi sempre più numerosi nel Regno Unito, i diritti europei fondamentali.
XueXinran (autrice di The Good Women of China), leader femminista cinese residente dal 1997 nel Regno Unito, dove continua a promuovere con successo i diritti della donna, ha sottolineato la complessità della definizione “donna europea” nell’ambito di un contesto complesso e globalizzato come quello attuale. A tal riguardo, ha affermato Xinran, le istituzioni culturali, tra cui le università, hanno il dovere di dare più ampio spazio a questo tipo di problematiche, nell’ottica di cementare, e analizzare, la figura della donna in Europa.
Matthew Caruana Galizia (giornalista investigativo, Malta) ha poi ribadito l’importanza di un’assunzione di responsabilità diffusa, dai cittadini alle istituzioni, rispetto agli avvenimenti delle singole comunità, in quanto vero e proprio dovere di cittadinanza e unica via per un reale cambiamento sistemico. In questo, ha proseguito Caruana Galizia, l’Unione Europea può davvero svolgere un importante ruolo di supporto ai cambiamenti di carattere locale, dal momento che gli strumenti sovranazionali presenti a livello europeo risultano estremamente efficaci anche come mezzi di pressione nei confronti degli Stati e delle realtà locali.
A seguire, si è tenuta la sessione plenaria “La rinascita post-pandemica come opportunità di superare la battaglia ideologica tra formiche e cicale”, alla presenza diFranziska Brantner, Stefania Baroncelli e Ruggero Aricò. Franziska Brantner (membro del Bundestag e leader di Alleanza 90/Verdi) ha sottolineato la centralità, in un momento particolarmente difficile qual è quello attuale, del rafforzamento a livello europeo e nazionale dei principi dello stato di diritto, che non possono e non devono essere derogati. Parlando della ricostruzione post-pandemica, invece, ha posto l’enfasi sugli investimenti nel settore green, sia per le opportunità economiche che in questo risiedono, sia per la necessità di tutelare e preservare l’ambiente. Circostanza sottolineata anche da Ruggero Aricò (Vicepresidente Confindustria Assafrica & Mediterraneo), che ha rimarcato il possibile ruolo della rivoluzione green come volano in grado di far tornare l’Europa ad assumere un ruolo di leadership a livello mondiale.
I gruppi di lavori unitisi nel pomeriggio del primo giorno di conferenza, venerdì 2 ottobre, hanno poi esposto alcune delle idee emerse, proposte concrete per far avanzare l’Unione Europea nel suo percorso di integrazione:
Gruppo 1 “Informazione è potere. Politiche sulle piattaforme digitali come raison d’être per gli stati del ventunesimo secolo”: si sottolinea la necessità di portare al centro del dibattito politico l’innovazione e l’utilizzo dei dati,al fine di sperimentare politiche e azioni private più efficaci. Ciò si collega alla questione università, che devono dimostrarsi istituzioni in grado di supportare questo tipo di attività, sia in termini di ricerca che di capacità di creazione di capitale umano.
Gruppo 2 “La Next Generation EU e un approccio pragmatico alla multiple integration”: la necessità rilevata è quella di sostituire la regola dell’unanimità con quella della maggioranza qualificata, al pari del passaggio da una visione dell’Unione Europea che avanza come blocco monolitico a quella di un’Europa a geometria variabile, con la creazione di specifici cluster d’integrazione.
Gruppo 3: “L’Europa come luogo in cui sperimentare politiche transnazionali e idee per salvare le liberal democrazie”: la democrazia europea non è ancora pronta e matura, e deve essere salvata dai pericoli generati dal populismo e dalla globalizzazione. È necessario, quindi, creare un nuovo spazio politico transnazionale, per una nuova legittimazione politica. Ciò può essere fatto favorendo il mutamento dei partiti e dei movimenti nazionali in realtà europee. Inoltre, quote transnazionali dovrebbero essere inserite all’interno delle liste nazionali per le elezioni politiche europee.
L’insieme di queste e altre idee, ha prodotto un primo documento contenente le nuove 10 idee di Vision sul futuro dell’Europa, che andranno ad integrare, aggiornandole, quelle presentate come punto di partenza per i lavori della conferenza nella prima giornata di discussione.